Ci raccontiamo

Infanzia ed adolescenza
Siamo 3 sartine amiche e siamo nate in un piccolissimo paesino di provincia un paesino di montagna.
Raccontiamo la ns. STORIA in prima persona tanto sebbene in tre e come se fossimo una in quanto la storia di tutte e tre è la stessa abbiamo avuto lo stesso percorso di vita e sempre insieme come se fossimo tre sorelle gemelle : ...
... a volte penso di essere la reincarnazione di qualche buon sarto vissuto chissà in quale Tempo, perché nella mia famiglia non ho mai visto nessuno usare una macchina da cucine. All’età di sette anni volevo partecipare ad un concorso di taglio e cucito del mio paesino, cosa che, data l’età, non mi fu concessa. Ricordo che un giorno mia madre vinse una macchina da cucire. Fu un Incontro Speciale, il nostro. Forse a pensarci meglio lo definirei un incontro Intimo, qualcosa che tracciò chiaramente la mia Strada, come fa il gesso su un abito scuro...
All' epoca il mio gioco preferito era quello di vestire le bambole, organizzare sfilate con le mie amiche. Tutta la gente del mio paese parlava di me proprio per questa mia particolarità di gioco: recuperare giornali ovunque per farne dei vestitini, cucire sempre, realizzare abitini, che poi mi dilettavo a vendere. A scuola ero più brava a confezionare piccoli vestiti, piuttosto che a fare i compiti (che spesso non eseguivo), tanto che ad un certo punto, persino le maestre dovettero arrendersi e riconoscere questo piccolo grande talento, che si muoveva in me sempre più prepotentemente, come una farfalla che urge per uscire dal bozzolo.
All’età
di 9 anni la mia famiglia si trasferì a Milano dove iniziai a frequentare sia la
scuola, sia le suore sarte, contesto in cui mi inserii immediatamente. Il laboratorio era la mia
Dimensione, la mia seconda casa. Mia madre, spesso disperata, non avendo a
disposizione bei tessuti, si disfava delle sue sciarpe, affinché io potessi
divertirmi nel creare le mie camicette. A 11 anni confezionavo da me stessa il mio personale abbigliamento. Fu proprio
dalle suore milanesi che feci la mia prima ufficiale esperienza.
All’età di 14 anni cominciai a
lavorare in una ditta, dove il mio talento e la mia esperienza vennero subito
notati, tanto che venni affiancata alla
modellista dell’azienda. Fu un grande riconoscimento e un enorme soddisfazione.
Ricordo i miei occhi andare ovunque, ero come una spugna: assorbivo tutto ciò
che mi serviva per poter imparare, perfezionare, sviluppare il mio talento
Innato. Diventai presto conosciuta nel campo; per tanti anni realizzai grafici,
impostazioni del modello e questo mi diede la possibilità, successivamente in
altre aziende, di diventare esperta anche uno nel campo della pelletteria (allora
si tagliava ancora manualmente, un pezzo alla volta!).

Il primo momento più bello della mia vita
A
19 anni, mentre io stessa studiavo
ancora, iniziai ad insegnare alle giovani allieve nella scuola quinquennale
professionale di sartoria. Così nel contempo, imparavo ed insegnavo. Questo mi
ha mantenuta sempre umile ed equilibrata nella mia dimensione del dare e
dell’avere. Imparavo cose sempre nuove e allo stesso tempo trasferivo il mio
sapere. Godevo di un flusso di energia sempre rinnovata; come un fiume che
riceve dalla sorgente e, seguendo il suo flusso naturale, porta le sue acque
fino al mare (…). Avevo sempre nuove idee, stimoli, intuizioni, che facevo
realizzare con grande entusiasmo e fiducia nel personale. Fu un momento ricco
di soddisfazioni, mi sentivo felice, mi bastava parlare per mettere in moto un
processo creativo in grado di unire ben due generazioni. Mi trovano infatti in
mezzo a mamme-donne, che all’interno della scuola portavano le loro stesse
figlie: più di 500 ragazze mi stavano intorno su tre turni di lavoro.
Iniziai
ad insegnare anche all’esterno della scuola, nei vari paesi della Brianza, in
tutta Milano, spingendomi fino a Cantù. Questo fino a quando non terminai il
percorso, quando ebbi l’onore di ricevere l’incarico di dirigere la scuola
stessa.
La
sartoria è nata dal bisogno di creare qualcosa dove queste giovani donne
potessero essere avviate al mondo del lavoro. Si aprì un negozio a Cesano
Maderno, successivamente un capannone, dove io supportavo le ragazze nelle
riparazioni.
Da
li a poco la sartoria prese piede, le dipendenti erano tante così ci aprimmo
alla domanda delle grandi industrie. Questo mi permise di fare l’esperienza della
produzione di grandi numeri. Alcune sarte, oramai esperte, presero la decisione
di mettersi in proprio, cosa che mi fece sentire molto soddisfatta: il mio
investimento su di loro aveva portato frutto!.
A
35 anni aprii un negozio a sei vetrine: sentii il bisogno di creare qualcosa di
mio.
Il secondo momento più bello della mia vita: il boom
A
quell’epoca ebbi una grande intuizione. Intuii infatti che il mondo della danza
potesse rappresentare una grande possibilità di successo, soprattutto perché in
Inghilterra, dove era nata, poche erano le sarte in grado di produrre costumi
di alta qualità. Inoltre in Italia eravamo solo in due a poter produrre costumi
(una sartoria di Roma). Nonostante fosse il periodo della fioritura di grandi
stilisti, noi fummo uno dei pochissimi a specializzarci in quel filone.
Cominciammo a produrre vestiti e costumi sia da uomo (frac) che da donna di
estrema bellezza e valore, venduti a cifre che andavano dai 3.500 ai 5.000
delle vecchie lire.
Tutto
questo avvenne sempre dietro la mia regia, io stessa infatti mi occupavo
dell’ideazione del modelli, seguendone la produzione. Grazie al fatto che i
grandi nomi della danza indossassero i miei costumi, il mio nome, in questo
specifico settore, venne conosciuti in tutto il mondo (Europa, America,
Giappone). Ho vestito parecchi campioni del mondo, figli di grandi personalità.
Questo è stato il vero boom, poiché tutto il mondo della danza parlava dei
nostri costumi.